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Ricordate le ultime indicazioni di Google sull’importanza di avere un sito navigabile nel modo migliore possibile dai dispositivi mobile?

Nell’aprile del 2015 oltre a parlare di “cookie policy” e dell’impatto che poteva avere sugli aspetti legali relativi al web Italiano, teneva banco anche la questione “mobilegeddon”.

Google comunicò che avrebbe preferito nei risultati di ricerca i siti con versione mobile: l’utente traeva maggiore vantaggio nella navigazione grazie a tempi di caricamento ridotti delle pagine e alla facilità nel reperire informazioni.

Ogni aggiornamento di Google pone l’attenzione quasi esclusivamente a migliorare l’esperienza dell’utente, da qui l’ultima indicazione rilasciata nelle istruzioni per webmaster, dove si evidenzia l’importanza di avere un protocollo di crittografia HTTPS.

Se possibile, proteggi le connessioni del sito con il protocollo HTTPS. La crittografia delle interazioni tra l’utente e il sito web è una buona prassi di comunicazione sul Web.

La frase appena riportata indica come il protocollo di sicurezza rientri ufficialmente nei fattori portanti della realizzazione di un sito web di qualità.

Perché è così importante l’HTTPS?  

Google pone l’utente al centro di tutto, e quindi anche la sicurezza delle informazioni che fornisce ai diversi portali vanno protette.

Con lo sviluppo degli e-commerce, garantire sicurezza per le transazioni è scontato, ma vanno protette anche le informazioni relative alle conversazioni. Per capire l’importanza della crittografia pensiamo ai momenti in cui siamo online e acquistiamo un prodotto: ci sono più fasi in cui vengono trattati in nostri dati, dal tracciamento della navigazione sulle pagine web, alla registrazione di un account, dalla sottoscrizione alla newsletter, al momento in cui vengono forniti i dati della propria carta di credito. Riuscire a garantire questo tipo di informazioni deve essere l’aspetto portante di un progetto web.

Se vuoi ricevere informazioni su come aggiornare il tuo sito web e istallare un certificato di sicurezza, scrivici a : info @estensa.it

Esiste un galateo anche nel mondo del social media marketing, anche se non si trova stampato da nessuna parte, ma c’è ed è bene conoscerlo se si vuole conquistare il proprio target con questo mezzo. Il galateo del social media marketing è frutto della pratica e del buon senso, entrambi molto importanti soprattutto quando si parla in nome di un marchio aziendale.

Vediamo insieme i punti principali del bon ton sui social.

  • Evitare di postare troppe volte al giorno

Come in ogni cosa, gli eccessi non sono mai consigliati. Postare troppe volte, a brevi intervalli di tempo significa letteralmente “bombardare” di informazioni il proprio target, e ciò potrebbe comportare una certa perdita di “mi piace” o di “seguaci” sulla pagina social.

  • Non mettere i mi piace ai propri post

Non è certo una buona abitudine mettere like ai propri post, perché ciò potrebbe mandare agli utenti un messaggio sbagliato del tipo “siamo alla ricerca disperata di una qualche interazione”. Per lo stesso motivo è sconsigliabile anche richiedere commenti o condivisioni ai propri utenti.

  • Non esagerare con gli hashtag

A meno che non si tratti di Instagram, su quasi tutti gli altri social abbondare di tag può essere controproducente perché l’utente verrà facilmente distolto dal contenuto del messaggio.

  • Chiedere il permesso prima di taggare

prima di taggare qualcuno su una foto bisognerebbe chiederne il permesso e allo stesso modo, non bisogna mai taggare persone che non sono legate al post in questione.

  • Rispondere agli utenti

E’ buona regola online ma anche offline, rispondere prontamente ai clienti, nei commenti o per messaggi privati. Ciò permette di fare un’ottima impressione all’utente.

  • Non esagerare con le promozioni

E’ la cosiddetta regola dell’80/20. Non bisogna mai essere troppo autoreferenziali e per questo è buona maniera che l’80% dei contenuti siano informativi o di svago e solo il 20% promozionali

Se ti interessa approfondire l’argomento partecipa al nostro corso di Social Media Marketing.

Da Google Street View a Google Business View

Oggigiorno tutti sono a conoscenza di Google Street View, il servizio offerto dal motore di ricerca che offre la possibilità di esplorare le strade della tua città. Non tutti sanno però che esiste uno straordinario strumento di promozione per le attività locali, nato sulla spinta del successo di Street View: “Google Business View” che permette ai tuoi clienti di osservare ed esplorare i locali della la tua attività proponendo un tour virtuale a 360°.

Quali vantaggi per la mia attività con Google Business View?

Business View offre molteplici possibilità ai tuoi clienti attuali e futuri. Immaginiamo di essere i titolari di un ristorante con una splendida vista, dieci tavoli si affacciano sul mare, i nostri clienti una volta fatto il tour virtuale possono scegliere il tavolo che ritengono perfetto, con l’angolazione vista mare che preferiscono.

Se sei il titolare di un albergo, i tuoi clienti possono fare un tour delle stanze che proponi e scegliere quella che meglio si adatta alle loro esigenze; questi sono solo alcuni degli innumerevoli spunti per l’utilizzo di Business View, una nuova frontiera del marketing online per le attività locali.

Gli utenti che sono alla ricerca di un negozio o un locale vivono una nuova “esperienza informativa”, semplice e intuitiva ma ricca di dettagli e molto più coinvolgente. Chi si affida a questo strumento ha una nuova possibilità per restare impresso nella mente dei potenziali clienti, facendoli entrare 24 ore su 24 nella sua attività, sfruttando la grandissima qualità delle immagini e offrendo un tour virtuale del luogo che rispetta ampiamente le proporzioni e la profondità.

Come contatto un fotografo di Google? Come implemento il tour virtuale sul mio sito?

Per ricevere informazioni o contattare un fotografo certificato da Google basta andare sul sito di Business View e cercare il fotografo o l’agenzia qualificata nella tua zona. Per implementare Business View sul sito della tua attività basta inserire alcune linee di codice html, inoltre il tour della tua attività sarà visibile anche su Google Maps e Google+, oltre sui social da te scelti.

 

Il potere di Google oggi come oggi è indiscusso, grazie alla potenza della sua rete, per questo motivo per chi lavora a stretto contatto con il colosso mondiale della ricerca è particolarmente utile cercare di capire in che direzione cambierà l’online advertising nel 2014. Non ci saranno cambiamenti radicali, ma ci saranno alcune tendenze che è bene non sottovalutare:

  • La pubblicità a pagamento diventerà più evidente

Avete già visto le etichette arancioni sulla serp google? Non sono altro che il frutto della richiesta che la Federal Trade Commission ha fatto ai motori di ricerca di adottare un sistema più evidente per distinguere tra messaggi pubblicitari a pagamento e risultati organici naturalmente restituiti agli utenti.  Forse il CTR diminuirà perché l’utente avrà più chiaro che l’annuncio in questione risulta in prima posizione perché sponsorizzato ma può anche essere che i pulsanti arancioni aiutino ad aumentare la percentuale di click sull’inserzione in quanto più capaci di attirare l’attenzione dell’utente.

  • La pagina sarà più creativa

Google sta testando delle nuove versioni di annuncio a pagamento. Oltre al già Visual search advertising, si parla di nuove estensioni per gli annunci adwords che riguarderanno l’inserimento di immagini cosicché l’annuncio occuperà un’area più grande dello schermo ed apparirà più attraente per l’utente medio.  Si possono già incontrare risultati simili in alcuni risultati di ricerca, di solito sotto forma di una lunga striscia nera con immagini 

Tutte queste novità non appariranno immediatamente nel prossimo futuro ma  giocheranno un importante ruolo nel mercato del PPC

  • La pubblicità contestuale diventerà più marcata

La pubblicità contestuale si sta spostando dal lato destro della pagina dei risultati di ricerca verso la migliore posizione di sinistra e gli annunci accompagnato dalle immagini del prodotto acquistano una posizione sempre più forte. Le possibili conseguenze saranno:

  1. Maggiore traffico per gli annunci PPC
  2. Minore traffico sulle campagne PPC non incentrate su keywords quali i nomi dei prodotti
  3. CPC alto per la pubblicità PPC a causa della maggiore concorrenza
  4. Diventerà  cruciale la presenza di una gestione competente in grado di ottimizzare tutti i parametri
  5. Ci saranno molti nuovi prodotti che semplificheranno la gestione del PPC
  • Uso forzato dei servizi Google

Recentemente c’è stato un massiccio aumento del malcontento degli utenti  relativamente ai servizi google, sapete perché? Perché google sta rendendo obbligatorio il possesso di un account google plus per l’utilizzo di qualsiasi suo servizio, e ciò al popolo del web non piace. Tuttavia ci fa capire in che direzione si sta muovendo il motore di ricerca: vuole aumentare l’interazione tra tutti i suoi servizi. Pertanto sarà probabile che in futuro Google Plus sarà l’unica opzione per determinare la posizione, il che significa che molte aziende creeranno e cureranno il proprio account Google più di quanto si faccia oggi.

  • Il prossimo sarà finalmente l’anno del mobile?

Da tempo ormai ogni nuovo anno viene dichiarato “l’anno del  mobile” senza grandi risultati, pertanto è improbabile che il 2014 porterà chissà quali grandi cambiamenti in questo ambito, tuttavia sicuramente il mobile advertising PPC migliorerà  e probabilmente sulla scia di questi miglioramenti gli inserzionisti dovranno sempre più prendere in considerazione un design che ben si adatti agli smartphone e ai tablet, e le inserzioni dovranno essere pensate per migliorare l’esperienza dal mobile.

  • Google ci costringerà a migliorare la qualità degli annunci?

Google sta cercando di sviluppare il suo algoritmo in modo tale da migliorare la qualità della pubblicità PPC, ciò significa che chi non tiene il passo con google  e con le sue nuove estensioni e funzionalità rimarrà inevitabilmente indietro.

Dunque concludendo:

  • Più attentamente realizzerete i vostri annunci e migliore sarà l’aspetto della vostra pubblicità. 
  • Migliore sarà la pubblicità e più alto sarà il CTR e più piacevole la navigazione per l’utente. 
  • Più piacevole sarà l’esperienza dell’utente e probabilmente più soldi spenderà.

Il consiglio che possiamo darvi? Tenete gli occhi aperti: Google è in continuo cambiamento!!

Fino ad ora, l’Url personalizzato di Google Plus era possibile solo per le pagine Business, i personaggi famosi, i dipendenti di Google ed alcuni altri speciali utenti. Ora invece tutti possono ottenere un URL personalizzato e sostituire l’Url stabilito da Google. Tuttavia non sarà possibile scegliere l’Url in modo autonomo: bisognerà scegliere tra quelli in precedenza approvati da Google.

Secondo quanto dichiarato Google:

Se si soddisfano i requisiti di idoneità, è possibile ottenere un Url personalizzato per un account Google+ o una pagina. Ciò significa che è possibile scegliere uno degli Url personalizzati già prestabiliti da Google. Una volta scelto l’Url, sarà possibile personalizzarlo con l’aggiunta di caratteri e numeri, per renderlo unico“.

Per quanto riguarda i profili, per poter creare il proprio link personalizzato, è necessario che questi ultimi abbiamo 10 o più followers, che sia un account creato da almeno 30 giorni e che abbia una foto profilo.

Le pagine vanno invece collegate al sito web aziendale o, nel caso di Google Local, è necessario verificare l’attività con la procedura impostata da Google.

Le Pagine Aziendali Google+ potranno ottenere gli URL personalizzati in base al dominio del proprio sito web.

Al momento la possibilità di personalizzare l’url di Google+ è limitata ad alcuni profili, tuttavia l’opzione sarà disponibile per tutti nel giro di una settimana.

Fonte: http://googlesystem.blogspot.it

Diventati famosi grazie a Twitter, gli Hashtag, rappresentano le parole chiave utilizzate all’interno di un tweet per evidenziare uno o più argomenti di discussione, per cercare informazioni e post riguardanti un particolare tema. Gli hashtag vengono spesso generati dagli utenti in forma automatica durante la partecipazione ad un evento, e vengono usati per condividere tweet in diretta e generare così una conversazione tra tutti i partecipanti.

Google Plus ne ha da subito capito l’importanza e li ha introdotti al suo interno, autogenerandoli in base al contenuto del post.

Notizia dell’ultima ora è che anche Facebook a breve consentirà la possibilità di inserire le famose parole chiave precedute dal cancelletto, per consentire un nuovo tipo di ricerca, basato su argomenti di conversazione e non più solo su Nomi e Pagine.

In tal modo si amplieranno le possibilità di conversazioni: oltre ai dialoghi con i propri “amici”, si potrà partecipare a discussioni di persone e pagine non appartenenti alla propria rete, ma che condividono informazioni interessanti su un determinato argomento di interesse: sport, cronaca, politica, moda, ecc..

Mediante gli hashtag i messaggi degli utenti entrano in un flusso condiviso e aperto, se questi ultimi hanno scelto di avere una pagina o un profilo personale pubblico.

Inoltre aumenterà la crossmedialità tra i social network: gli utenti potranno cliccare sugli hashtag provenienti dagli altri social e condividerli sulla propria bacheca.

Probabilmente tale innovazione porterà dei cambiamenti nel modo di gestire una Fan Page su Facebook, dal momento che la home di Facebook somiglierà sempre più a quella di Twitter, dai ritmi decisamente più rapidi.

Come cambierà il modo di fare Social Media Marketing su Facebook?

Lo scopriremo nel giro di poche settimane, quando gli hashtag saranno attivati gradualmente su tutti i profili e le pagine.

Forse saranno in pochi ad accorgersene ma Google ha cambiato qualcosa nella visualizzazione dei risultati di ricerca, rimuovendo Instant Preview, funzione che permetteva la visualizzazione dei contenuti di un link un sito senza necessariamente aprire la pagina in questione.

Evidentemente Google si era accorto della scarsa attrattiva di questa opzione e ha deciso di sostituirla e apportare delle modifiche strategiche.

Al suo posto, il motore di ricerca più popolare al mondo ha aggiunto nella Serp, un menù a discesa che permette di copiare la cache di una pagina, cercare link simili e condividere i contenuti grazie all’integrazione con Google Plus.

Da qui è chiaro che Mister G ha ideato uno stratagemma per incrementare l’utilizzo del proprio social network migliorando il posizionamento nei risultati di ricerca di chi condividerà contenuti tramite Google Plus. Anche se le modiche sono ancora ufficiose.

A breve Google sarà in grado di cercare oggetti nei video e nelle foto.

L’azienda di Mountain View ha depositato un brevetto per l’algoritmo “Automatic large scale video object recognition” (che vuol dire “riconoscimento automatico su larga scala di oggetti video”).

L’algoritmo, permetterebbe di effettuare ricerche non più solo sul titolo, ma anche sul corpo stesso del video, individuando cosa c’è nelle immagini, anche se l’autore non l’ha specificato nel titolo, nella descrizione o nel tag. Google effettua la ricerca anche nei video.
Il sistema dovrebbe così aggiungere dei “tag” che indicheranno, ad esempio, la presenza di un oggetto, un animale o di un particolare monumento.

Per quanto interessante dal punto di vista dell’innovazione, dopo l’annuncio sono già arrivate le prime polemiche e preoccupazioni delle associazioni di tutela della privacy.
In molti infatti avrebbero visto nell’eventuale disponibilità di un algoritmo del genere una seria minaccia per la privacy degli utenti.

I primi a passare sotto la lente del nuovo programma dovrebbero essere i video caricati su YouTube. piattaforma di proprietà di “Big G”.

All’inizio le parole chiave caricate dovrebbero essere circa 50mila.

A che serve tutto ciò? A catalogare ancora più contenuti su internet, a potenziare la ricerca e consentire a chi pubblica contenuti sul web di farsi trovare da Google senza troppa fatica.

Il 24 Aprile 2012 Google, il colosso californiano, lancia Google Drive, sistema gratuito di archiviazione online, con 5 GB di spazio disponibile.
Il nuovo sistema di cloud lanciato da Google  invece dell’atteso entusiasmo ha suscitato subito le polemiche degli utenti, in particolare riguardo le norme di utilizzo e la possibilità che Google possa intromettersi nei documenti degli utenti.
Ispirato al diffusissimo Dropbox, il servizio Google Drive permette l’archiviazione online di documenti, musica, video e file oltre all’integrazione con Google documenti ma confrontando le condizioni d’uso con quelle del servizio concorrente Dropbox, le differenze sono evidenti.
Nelle condizioni di utilizzo di Dropbox è infatti esplicitamente esclusa la possibilità che il materiale sia utilizzato o condiviso con altri, eccezione fatta per l’ipotesi di una richiesta da parte delle forze dell’ordine o della magistratura, per Google Drive invece le clausole relative alla gestione dei contenuti prevedono una licenza che permette a Google di accedere a qualsiasi contenuto caricato dagli utenti.
Sembra quindi che Big G. voglia comunicare agli utenti che scegliendo di caricare un file o documento sui server Google, si accetta anche che questo file o documento possa essere utilizzato per i servizi che Mountain View trova interessanti.

Dopo le numerose novità per gli sviluppatori presentate al Google I/O 2011, tra cui ricordo l’APIs Explorer e l’APIs Console, il team di Client API ha da pochi mesi reso stabile e disponibile la prima beta di Google APIs Client Library per PHP, un gruppo di librerie in grado di utilizzare i servizi di Google nelle loro versioni più aggiornate.

Per iniziare, la prima azione consigliata è il download completo della libreria con gli esempi d’uso. Altro compito da svolgere per utilizzare la libreria, è la configurazione dell’API Console, nella quale le API vanno attivate (allo scopo di accettare i termini d’uso) utilizzando un’autenticazione con OAuth 2.0 o una developer key personale.

Al momento attuale le API supportate dal client sono 18, tra cui le più conosciute: AdSense Management API, Books API, Calendar API, CustomSearch API, Google Analytics API, Google Latitude API, Google+ API, Prediction API, Tasks API e URL Shortener API.