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“Napoleone Bonaparte, dopo la rovinosa battaglia di Lipsia e l’abdicazione di Fontainebleau, fece il suo ingresso a Portoferraio sull’isola d’Elba a bordo dell’Indomable. Era il 4 maggio del 1814 quando l’allora imperatore di tutta Europa fu costretto ad abdicare dal trono di Francia per accettare ben altro impero: l’isola d’Elba…”

Queste poche righe di storia neoclassica cos’altro fanno venire in mente se non un perfetto e calzante esempio di storytelling? Oggi a distanza di 200 anni l’Elba si racconta, e lo fa rivivendo tutti i momenti più salienti del lungo soggiorno del suo turista più famoso e realizzando una rivisitazione cinematografica chiamata “Elba: l’eredità di Napoleone”.

Fare storytelling significa rafforzare l’identità del brand o del prodotto tramite la narrazione. Nell’ambito turistico, e in particolare nel caso dell’Elba, non è più la singola azienda o il singolo brand a promuoversi, ma l’intera isola coinvolgendo il turista nel più tradizionale  dei modi: raccontando una storia. Per ben 10 mesi, tale fu la durata del soggiorno di Napoleone sull’isola, chiunque cammini per quelle stradine potrà rivivere i momenti più rilevanti dell’impero Napoleonico grazie ai figuranti in costume che popoleranno le piazze elbane e le rappresentazioni degli eventi storici più importanti. Ma ciò che più interessa, che più di ogni altra cosa colpisce, non è tanto la realizzazione di un enorme progetto di storytelling, bensì  le straordinarie peculiarità che lo rendono unico e che segnano una vera e propria  innovazione nel settore, in quanto per la prima volta la promozione del turismo sposa la creatività del prodotto cinematografico, ed ecco che la destinazione non è più raccontata solo con immagini promozionali ma con una narrazione esperienziale che coinvolge completamente l’utente finale.

Dunque nasce qui, in Italia, sull’isola “perla” del Tirreno il primo “destination movie” dedicato ad una meta turistica.

Pertanto analizziamo insieme cosa rende una mini web serie di 4 episodi di 8 minuti ciascuno, un’interessante idea di narrazione transmediale:

  •  Nel raccontare ritroviamo la forte valorizzazione dell’offerta turistica dell’isola dove le scene del film sono state girate, in una chiave completamente diversa dallo stile pubblicitario che riesce più facilmente ad imprimersi nella memoria dello spettatore.
  • L’esperienza narrativa è transmediale, cioè vivibile attraverso più social ma anche direttamente sul territorio grazie a realistici figuranti e deliziosi ristoranti che per l’occasione si trasformeranno in vere e proprie osterie con menù dell’epoca e serate a tema. Ciò coinvolge individualmente i turisti e li invoglia a condividere sul web l’esperienza vissuta creando un proficuo processo di pubblicità virale.
  • Lo storytelling è ambientato tra passato e presente. La nostalgia per un’epoca mai vissuta come quella ottocentesca e il fascino di un passato e un presente che si sfiorano, in qualche modo si rincorrono in un avvincente viaggio nel tempo sono da sempre tematiche che attirano la curiosità dell’utente medio.
  • L’intero processo di produzione dell’opera è documentato da video interviste, immagini del making of, fotografie degli attori ect. Ciò permette alle persone di curiosare sull’andamento dei lavori, in tal modo è possibile aggiornarli di continuo sulle nuove idee e più in generale incuriosirli.
  • Il progetto nasce come frutto dell’ascolto e dell’amore per il territorio,  raccontando la storia in un susseguirsi di esperienze, percorsi e strade che coinvolgono emotivamente lo spettatore.

L’intero progetto potrà essere seguito completamente online sul sito www.elbamovie.com, dove si potranno scoprire la trama il cast e le curiosità sulle locations delle riprese; nonché seguire le uscite dei singoli episodi della miniserie e il dietro le quinte della produzione, gli errori e i momenti più divertenti dentro e fuori dal set. Infine come aggregatore di tutti i social dell’evento, il sito mira a:

  • Massimizzare la diffusione e la comprensione del messaggio grazie a una soluzione comunicativa innovativa e la contestualizzazione dei contenuti
  • Attivare i destinatari nel processo di elaborazione della comunicazione ricevuta

Catturando l’attenzione dei destinatari, attivandone l’interesse e stimolandone il coinvolgimento, nel pieno rispetto delle nuove frontiere del web, l’Elba fa rivivere il suo imperatore più illustre per rilanciare la sua offerta turistica con uno storytelling innovativo e del tutto creativo, e riesce pienamente nell’intento.

Dunque bentornato Napoleone. Bentornato all’Isola d’Elba.

Le storie si sa, hanno la capacità di catturare l’attenzione di chiunque, grande o piccolo. L’uomo è fatto così, difficilmente in grado di ricordare la più semplice nozione o formula, ma sorprendentemente capace di imprimere un racconto nella propria memoria. Quindi perché non “raccontarsi” per stimolare l’esperienza d’acquisto?

Dietro ogni marchio ci sono migliaia di storie, l’arte sta nel trovare quella giusta, quella che non è solo bella, ma anche un potente strumento di comunicazione. Lo storytelling nasce così, metti un racconto, aggiungi un pizzico di originalità e sentimento e contorna il tutto con un approccio libero e creativo, mai troppo rigido.

Nell’ambito del marketing fare storytelling significa narrare e rafforzare l’identità del brand (storytelling marketing) o del prodotto (storytelling prodotto) utilizzando pensieri, emozioni e parole per spingere il consumatore a sceglierti tra altri mille marchi.

Per intraprendere una buona attività di storytelling si deve per prima cosa:

  •  Identificare il target di riferimento e ascoltare cosa si dice di sé sul web
  • Conoscere ciò che rende il prodotto diverso dalla concorrenza
  • Creare una mappa della storia e un personaggio
  • Ascoltare il racconto finito e revisionarlo con l’aiuto di feed back altrui
  • Scegliere i canali di comunicazione più efficaci (ad esempio, sito web, packaging, social media)
  • Mantenersi coerenti al brand e accompagnare lo storytelling con un adeguato piano di content marketing

Il tradizionale spot che invita ad acquistare un singolo prodotto non conquista facilmente il pubblico di consumatori di oggi. E’ sempre più necessario rompere gli schemi, far parlare di sé, coinvolgere l’utente, perché non sono più i prodotti ad essere comprati ma la storia che essi raccontano. Lo storytelling alza il livello di attenzione del nostro interlocutore e lo rende più ricettivo al messaggio promozionale perché le esperienze di vita, soprattutto quelle che chiamano in gioco tutti i sensi sono sempre più convincenti di qualsiasi statistica o grafico.

Ovviamente non sempre la ricetta funziona. Occorre combinare insieme ad arte tanti piccoli accorgimenti come:

  •  Essere coerenti

La storia deve essere radicata nella realtà del marchio, del prodotto, e dell’azienda. Se la storia che si racconta è incoerente, farà confondere i consumatori che si allontaneranno dal marchio in cerca di un altro che soddisfi le loro aspettative. Dunque, bisogna essere creativi  ma non allontanarsi troppo dall’identità del proprio brand. La confusione è il nemico numero uno di qualsiasi marchio.

  • Emozionare

Da sempre le grandi narrazioni nascono da grandi emozioni, che siano particolarmente toccanti o esilaranti ciò che conta è scuotere l’animo dello spettatore

  • Relazionarsi con il pubblico

Bisogna creare un legame emotivo con il pubblico, far sì che questo si identifichi nella storia, nel personaggio protagonista e si lasci trasportare nella narrazione

  • Siate originali

Le storie noiose non attirano né intrattengono gli utenti, pertanto bisogna sempre proporre una storia particolare e avvincente, ricca di personalità

  • Semplicità

La narrazione deve essere lineare e scevra da tutti gli elementi meno importanti

E’ sbagliato credere che solo brand famosi come Apple possano ricorrere allo storytelling, ogni azienda può farlo, e anzi sempre più aziende grandi o piccole decidono di conquistare il pubblico attraverso la propria storia, e sempre più consumatori acquistano più che per il prodotto in sé, per  i valori che esso racchiude.

Il Caso Sammontana

“C’era una volta ad Empoli un uomo di nome Romeo che aveva sei figli  e un sogno sotto un bianco cappello…” così inizia la “Storia di un sorriso” di Sammontana. L’azienda toscana partendo da Romeo che aprì la latteria Sammontana, passando per il primo figlio Renzo che ha avuto l’idea dei gelati, e gli altri due, Sergio e Loriano, che hanno contribuito alla nascita dell’azienda, ha saputo in soli due minuti conquistare il pubblico con originalità, verità ed emozione. Ma non si è fermata qui, ben conscia della forza della multicanalità ha affiancato al video che racconta la storia della famiglia, un contest sui social per i più giovani “Raccontaci cos’è per te il gelato e condividi i tuoi momenti di gusto con l’hastag #sedicogelato”.

Dunque cosa ci insegna Sammontana? Quali sono gli ingredienti del successo della sua campagna di comunicazione?

  • La trasparenza
  • La semplicità
  • L’interazione con il pubblico
  • La diversificazione su più piattaforme

Il caso Fratelli La Bufala

Altro marchio che ha scelto di affidarsi allo storytelling sono i Fratelli la Bufala portando sullo schermo la storia dei Bufala Brothers Giuseppe, Antonio e Gennaro che dopo la scomparsa del padre, produttore di  mozzarelle, decidono di partire alla ricerca di fortuna chi aprendo un ristorante chi una scuola di flamenco, chi solo inseguendo il proprio sogno di dipingere. Sull’onda del grande successo del ristorante di Giuseppe anche gli altri fratelli recuperano l’attività paterna, scegliendo come marchio le corna del bufalo, gesto che simpaticamente il padre soleva fare ai figli.

Anche qui le chiavi del successo sono in primo luogo:

  •  L’emozione
  • I valori della famiglia
  • Il potere della colonna sonora
  • Il ritmo della storia
  • L’identificazione del pubblico nei personaggi

Il “narrarsi” non è tutto, è opportuno anche portare la propria storia sui social, adattandosi di volta in volta al tipo di network in questione. L’obiettivo è sempre il medesimo: condividere la storia del  brand e mostrarne l’aspetto umano, il “dietro le quinte”, e come farlo?

  • Su facebook con aggiornamenti di stato stile microblogging che riscuotono sempre molto successo
  • Su Twitter con brevi aggiornamenti da 140 caratteri uno di seguito all’altro creando attesa e curiosità nell’utente
  • Su Instagram postando immagini con una breve descrizione dei momenti che rappresentano, ancor meglio se gli scatti sono dei followers

Le tre cose invece da non fare:

  • Parlare di ciò che non cattura la curiosità del cliente come le eccelse qualità della marca o del prodotto cadendo nell’eccessiva autoreferenzialità, lo storytelling è uno strumento di promozione ma non  è necessario che l’utente debba accorgersene
  • Utilizzare un linguaggio troppo aziendale invece che informale e amichevole
  • Non seguire la pubblicazione della storia con adeguati e costanti aggiornamenti sullo stesso ma anche su diversi altri canali di comunicazione
  • Non adottare una struttura narrativa precisa fatta di un inizio,  uno svolgimento e una fine

 

Da notare che, sia la Sammontana che i Fratelli la Bufala hanno scelto di raccontare la loro storia personale, ma questo non è l’unico tipo di approccio possibile per raccontare una storia aziendale.

Ogni azienda in base al suo tipo di business e di target potrà optare per una:

  • storia educativa per diffondere un insegnamento morale ed etico come ci insegna il video del Ministero delle Pari Opportunità contro l’omofobia

  • una storia ispirata ai clienti, come quella creata da Carlsberg, noto marchio di birra, che mette in una sala cinematografica 148 “bad boys” e delle povere coppiette, il risultante è coinvolgente ed esilarante

  • una storia ispirata al presente, cioè una storia nuova, creata per attirare l’attenzione dei passanti come quella realizzata per lanciare il canale televisivo TNT di alta qualità in Belgio: un pulsante, una scritta “Push to add drama” e il successo è garantito

E voi, come pensate di “raccontarvi”?