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Le grandi potenzialità di Facebook in ambito promozionale sono ormai note ai più, ma spesso si continuano a fare molti errori quando si gestisce una fan page. Grazie al popolare social si possono raggiungere in modo veloce e gratuito milioni di potenziali clienti dunque esaminiamo insieme gli errori comuni che possono rovinare anche i più meravigliosi messaggi sul colosso americano dei social network.

Errore numero 1 : troppo testo
Non dimenticate che facebook è un social network, non un blog! Ciò significa che i messaggi devono essere molto concisi per incoraggiare i lettori ad una condivisione, un commento o un “mi piace”. Se i vostri fan vedranno un lungo testo scritto probabilmente scorreranno giù lungo la home senza neanche leggerlo, per questo la lunghezza di un messaggio non deve possibilmente superare i 140-200 caratteri. Se si hanno troppe informazioni da comunicare meglio dividerle in più post da pubblicare nel corso della giornata.

Errore numero 2: troppi link in un post
Ogni post dovrebbe contenere un solo invito all’azione, seguito da un link. Inserendo più link per post i lettori saranno confusi e non saranno in grado di apprendere le informazioni importanti che vorrete comunicargli con la conseguente riduzione del numero di click per link. Il trucco sta nel trattate ogni post su facebook come una pubblicità online, quindi segnalate brevemente un’offerta o un’informazione rilevante sul prodotto e incoraggiate i clienti a compiere un’azione.

Errore numero 3: pubblicità esplicita di prodotti e servizi nei post
Molti considerano facebook come una piazza da disseminare di volantini e pubblicità. In realtà non c’è nulla di male nel pubblicizzare i propri servizi e prodotti, tuttavia è necessario mostrare un po’ di creatività. I post dovrebbero non solo elogiare la vostra azienda ma anche fornire un contenuto di valore ai lettori sotto forma di bonus e informazioni utili, oppure di offerte personalizzate per gli utenti fan così da invogliarli a seguire la vostra pagina.

Errore numero 4: ignorare i commenti negativi
Quando si utilizza facebook e altri social network si dovrebbe sempre ricordare una cosa importante: il lavoro non si limita alla pubblicazione dei post. E’ necessario monitorare costantemente la pagina e rispondere ai commenti degli utenti, soprattutto se sono delle domande o feedback negativo. Se non risponderete a questi commenti i vostri fan penseranno che non vi preoccupate delle loro opinioni. In caso di commenti negativi , non bisogna mai cancellarli, anzi si dovrebbe sempre rispondere, nel più breve tempo possibile, in modo cordiale, riconoscendo i propri errori, se ce ne sono e cercando di argomentare la risposta enfatizzando i punti di forza del proprio servizio per invogliare il cliente a tornare. Non aspettate che il cliente insoddisfatto sfoghi la sua insoddisfazione altrove sul web: un commento negativo non trattato per tempo comporta nuove recensioni negative come una reazione a catena, per tamponare potete solo mostrare massimo rispetto e attenzione per l’utente insoddisfatto. Pertanto ricordate sempre di:

  • Non discutete con i clienti: se si lamentano ci sarà un motivo, perciò chiedete scusa e cercate di aiutarlo. Spesso è opportuno fornire uno sconto per compensare i danni morali e materiali
  • Non rispondete in modo informale: i clienti penseranno che cercate semplicemente di sbarazzarvi di loro
  • Non eliminate i commenti negativi: causerà solo più malcontento e i clienti cesseranno di utilizzare i vostri servizi
  • Sfruttare i commenti negativi a proprio vantaggio: se il cliente ha ricevuto un’esperienza negativa interagendo con la vostra azienda, avete la possibilità di migliorare e dimostrargli che la sua opinione per voi è importante.

Sarebbe invece molto peggio se il cliente non esprimesse la sua insoddisfazione e semplicemente smette di comprare i vostri prodotti o di utilizzare i vostri servizi senza darvi la possibilità di rimediare

Errore numero 5: non coinvolgere il cliente
Cercate sempre di sensibilizzare il vostro fan all’azione, dategli un motivo per cliccare mi piace o per condividere un post, per esempio:

  • Sconto Speciale 10% a chi mette Mi Piace!
  • Metti mi piace per ottenere l’accesso a foto e video dei nostri prodotti esclusivi
  • Clicca mi piace per essere sempre in aggiornamento

Errore numero 6: URL troppo lunghi
Evitate url troppo lunghi, renderanno il vostro post antiestetico e poco interessante, un url corto invece farà sembrare il vostro post più conciso, preciso e leggibile. Esistono diversi strumenti sul web per ridurre un link, quindi “chiedete a Google” e vi sarà dato!!

Come avrete capito per avere successo non bisogna mai trascurare le piccole cose, per quanto possano sembrare insignificanti sono i dettagli che fanno la differenza. Ascoltate i vostri fan, comunicate con loro, prestategli la vostra attenzione e il vostro tempo e i risultati arriveranno!

Continuiamo il nostro percorso alla scoperta di diversi espedienti da adottare per evitare i filtri di posta.  Abbiamo analizzato nell’articolo della settimana scorsa quelli che sono i primi ostacoli da eludere per sfuggire alla spiacevole ipotesi che la vostra mail finisca nella cartella spam del destinatario. Proseguiamo con un classico esempio di client di posta che in caso di spam ha la guardia ben alzata e che smista le mail in arrivo in diverse cartelle di destinazione.

CASO GMAIL

La Gmail  suddivide le mail in arrivo nelle seguenti schede facoltative:

  •  “Principale”  dove vengono indirizzati i messaggi  di persone che l’utente dovrebbe conoscere, come la famiglia, gli amici e i colleghi, nonché i messaggi  contrassegnati come “speciali”
  • “Social Network” per tutte le notifiche dei social a cui l’utente è registrato
  • “Promozioni” destinata a tutte le mail con sconti, offerte e pubblicità

Da qualche tempo le inserzioni che prima apparivano nella parte alta della schermata di posta, ora sono invece categorizzate da Gmail nella cartella Promozioni, come se fossero delle mail in arrivo, con la sola differenza che sono contrassegnate da “Ad” per far in modo che l’utente possa capire  si tratti di pubblicità. Con questa nuova forma di advertising l’utente può inoltrare ad un amico il messaggio oppure eliminarlo.

Detto ciò, come riuscire ad evitare i filtri anti-spam, ed essere indirizzati in una qualche categoria sopra detta? E’ questo per molti una vera e propria sfida. Ma se è vero che alcune parole possono classificare una mail come spam, è anche vero che altre possono aumentare le probabilità che essa sia invece inserita  tra le mail in arrivo. Nel caso di Gmail, parole come coupon,  comunicazione personale e conferma, automaticamente indirizzano la mail nella casella “Promozioni”.

QUELLO CHE OGNI MARKETER ONLINE DEVE SAPERE:

Il segreto, pertanto, sta nello scrivere un contenuto che sarà di interesse per il destinatario: più la mail appare in grado di soddisfare una sua esigenza, e più è probabile che la aprirà invece di contrassegnarla come spam. Ciò è molto importante perché  spesso gli utenti contrassegnano come spam anche le newsletter  a cui si sono iscritti spontaneamente. In genere succede proprio quando l’utente non riconosce il mittente oppure crede di non aver bisogno dell’offerta propostagli, o ancora il processo di cancellazione dalla newsletter è particolarmente complesso. In genere l’1% degli utenti decide di cancellarsi da una lista, dunque valori più bassi potrebbero indicare un difficile processo di cancellazione. In quetso caso è bene intervenire subito per evitare che l’utente non riuscendosi a cancellare, e non volendo più ricevere la mail la contrassegni come spam.

INOLTRE, TENETE PRESENTE QUANTO SEGUE:

  •  Esaminate attentamente la lista dei vostri contatti e segmentateli per inviare ad ognuno solo ciò che può interessare
  • Molti provider valuteranno le vostre mail sulla base di come i destinatari risponderanno ad esse, dunque se molti vi segnano come spam aumentano le possibilità che molti altri provider vi contrassegneranno in tal modo, pertanto fornire sempre all’utente l’opportunità di cancellarsi facilmente dalla newsletter
  • Se ingiustamente siete stati contrassegnati come spam potete inviare al provider dei reclami dimostrando che non siete degli spammer e riducendo così la percentuale di mail non lette tra quelle che inviate
  • Il vostro provider dovrebbe darvi la possibilità di vedere chi ha aperto la vostra mail e chi no, in tal modo potrete contattare gli utenti che per almeno due volte non l’hanno letta, con una mail personale cercando di capirne il motivo per poi regolarsi di conseguenza. Ad esempio se il motivo è che l’utente riceve troppe newsletter al mese sarà bene ridurre la frequenza dell’invio
  • Eliminare gli utenti che per almeno tre volte non aprono la mail, e lo stesso vale per quelli per cui l’invio non va a buon fine (anche se molti servizi moderni rimuovono questi contatti automaticamente)

Non scoraggiatevi: con pazienza e meticolosità, superando tutti gli ostacoli arriverete alla meta!

Sebbene oggi i più giovani sembrano sempre più dirigersi verso altre forme di comunicazione quali quella mobile e social, l’email risulta ancora uno degli strumenti di diffusione più efficace soprattutto per gli over 35. Nonostante ciò secondo uno studio fatto nel 2013 sull’efficacia dell’email marketing, il 22% delle mail inviate non raggiunge il destinatario, e almeno un quarto di esse vanno inevitabilmente a finire nello spam.

Per chi fa email marketing finire nello spam è ovviamente un grosso problema, perché non solo ostacola la comunicazione con l’utente, ma anche danneggia la reputation del marchio. Pertanto diventa essenziale quando si opera in questo settore capire come agiscono i filtri di posta elettronica al fine di riuscire ad evitare che i propri messaggi vadano persi.

Analizziamo passo per passo gli ostacoli che una mail può incontrare lungo il suo cammino. Quando essa viene inviata, non è detto che giunga a destinazione, perché potrebbe essere bloccata da:

  •   un software antivirus
  •   un filtro antispam
  •   la presenza del’IP mittente in una blacklist
  •   un indirizzo mail inesistente

Per quanto riguarda i filtri antivirus e antispam, essi analizzano il contenuto del messaggio e in base ad esso classificano una mail come spam oppure no, e per superare indenni questa fase è bene evitare di inserire nel proprio messaggio:

  • le forme impersonali, le parole tipiche di offerte come free, gratis o gentile cliente oppure i punti esclamativi o particolari simboli come & e #
  • troppe immagini invece di un contenuto scorrevole e di una certa consistenza, infatti quando un messaggio è composto in primo luogo o esclusivamente da immagini molto più alta è la possibilità che sia considerato spam

Una volta superata questa fase la mail raggiunge il server di destinazione, a questo punto l’utente deve solo aprirla, il che fa sembrare che il peggio sia passato… invece no!

Molti client di posta elettronica ricorrono a svariati tipi di filtri per ordinare le mail in arrivo, ed essi sono particolarmente apprezzati dagli utenti in quanto risultano essere un valido aiuto nella gestione della posta. Dunque in questa fase i nemici numeri 1 dell’email marketing sono i filtri che il destinatario stesso applica alla sua casella di posta.

Il modo più efficace per superare questo impedimento è convincere l’utente ad aprire la mail e quindi ad inserirla nella sua whitelist, cioè lista degli indirizzi ritenuti attendibili. Per fare ciò la combinazione mittente/oggetto è cruciale: il mittente deve essere conosciuto e l’oggetto personalizzato. Una volta aperta la mail il lettore potrà:

  • cliccare su uno dei link inseriti
  • cancellarsi dall’iscrizione alla newsletters
  • non fare nulla 
Se il contenuto della mail è di qualità, la percentuale di click sul link, in genere, si aggira tra il 2-5%, ma se la mail è ben personalizzata si possono raggiungere soglie del 10-20%. Ovviamente al link dovrà seguire una landing page assolutamente coerente con il messaggio inviato affinché avvenga la conversione finale. A seconda del comportamento dell’utente si potrà rispondere con messaggi personalizzati quali una mail con dettagli aggiuntivi sull’offerta a chi non ha visitato la landing page, e un’offerta personalizzata per l’ha visitata ma non ha effettuato un’azione di conversione.

Per ulteriori consigli sull’argomento al prossimo post!!