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La tua passione per lo storytelling ti fa passare gran parte delle tue giornate a scrivere, creare ed editare sui social contenuti creativi?

Adobe spark è la web app che fa per te! Vediamo in cosa consiste e come usarla.
Lo scopo di Adobe Spark è quello di facilitare la creazione dei contenuti in modo semplice ed efficiente; è un programma dedicato alle piccole imprese e ai blogger che svolgono questa l’attività di storytelling quotidianamente, ma anche a coloro che si divertono a creare post virali da condividere sui propri profili social.
Hai un’idea creativa e la vuoi realizzare immediatamente? Con Adobe Spark puoi, e difatti la scelta del nome del programma non è casuale; il termine inglese spark vuol dire scintilla, da qui l’idea di “far prendere fuoco” la propria idea.
Questo programma è pensato anche per chi non ha esperienza di grafica ma vuole lo stesso cimentarsi nella creazioni di contenuti di visual storytelling.
Adobe spark è sia un web app che aiuta nella creazione di post per i social, sia una suite di tre app per iOS; parliamo di tre possibilità di creazione: spark post spark page spark video. In un certo senso si cerca di ordinare l’esigenza creative delle persone, che oggi come oggi hanno la necessità di liberare il loro estro artistico.

Un’idea di Adobe Spark

Create il vostro profilo su Adobe Spark, e cominciate a sperimentare! In base alla vostra idea e al dispositivo dal quale lavorate, scegliete il tipo di azione creativa che intendete realizzare:

 

 

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Spark post se desideri creare un post da condividere sui social
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Spark page se la tua aspirazione è quella di creare delle storie per il web

 

 

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Spark Video se volete creare video animati per il web

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Non vi resta che mettervi alla prova, ora potete!

Da qualche giorno il noto social network per la condivisione di foto (ed ora anche video) ha cambiato faccia e interfaccia. Insieme ad esso sono stati modificati anche quelli dei suoi “fratelli” Hyperlapse, Layout e Boomerang. Dopo 5 anni di utilizzo del logo ritraente la vecchia macchina fotografica polaroid con la striscia arcobaleno questo cambiamento non ha potuto non generare dei commenti nella comunità degli user che, a dire il vero, non hanno gradito, per la maggior parte, questa modifica. E’ vero che per adattarsi basta poco, ma è anche vero che il design dell’icona rappresenta una faccenda di primaria importanza all’interno di un’azienda, dal momento che innesca quei meccanismi di riconoscimento istintivo nell’utente, che così memorizza meglio il simbolo in questione e gli associa, inconsapevolmente, una sensazione di “sicurezza”, nel senso di “garanzia di qualità”. Se quindi Instagram ha optato per una modifica ad un elemento così suscettibile, vorrà dire che avrà avuto le sue buone ragioni. Vediamole.

Le risposte di Ian Spalter, head of design di Instagram

Questi, in un commento su Medium , ha chiarito bene le motivazioni profonde della decisione in questione, individuate dall’ascolto delle conversazioni in rete. Spalter ha illustrato che un gruppo all’interno dell’azienda si è cominciato a porre il problema di come creare un look che rappresentasse passato, presente e futuro. Già, perché il punto, spiega sempre l’esponente, è che il vecchio logo non era più adatto alle nuove tendenze estetiche degli utenti. Se infatti, agli albori, la funzione più utilizzata di Instagram era quella di usare i diversi tipi di filtri per rendere più accattivanti e attraenti le foto di oggetti o panorami altrimenti un po’ asettici, oggi la musica è invece cambiata. Il logo precedente aveva proprio la finalità di ammantare i contenuti di quel tono un po’ rétrò, vintage, e quindi l’immagine stilizzata della polaroid disegnata nei particolari, tridimensionale e color crema e nocciola era molto calzante.

Il nuovo trend

Google e Facebook hanno capito per primi che oramai internet e le applicazioni in generale sono sempre più consultate da dispositivi mobile che, logicamente, possiedono molti meno pixel rispetto ad un PC normale. Iconicamente parlando si è venuta a delineare quindi una tendenza ad appiattire, a rendere meno profondi i disegni, a rimuovere il più possibile i dettagli, arricchendo dall’altra parte la gamma di colori utilizzata. Dopo aver fatto un esperimento in cui si chiedeva ai dipendenti dell’azienda di disegnare il logo in 5-10 secondi, si sono accorti che il minimo comune denominatore erano l’arcobaleno, la lente e il mirino: si è di conseguenza deciso di ridurre tutto a questi tre, mnemonici elementi. Il design del logo e anche l’interfaccia dell’app sono quindi stati saturati a livello cromatico, conferendo più calore, più vigore e dinamismo. Anche per quanto concerne l’interfaccia essa è stata alterata, come accennato in precedenza. Così come per il logo, si è deciso di modificare il tutto a vantaggio della semplicità e dell’essenzialità (ecco perché il layout in bianco e nero) proprio per far risaltare il colore (e il calore) dei contenuti postati dagli utenti. Concludendo, e aggiungendo un po’ di farina nostra alle dichiarazioni del portavoce menzionato, c’è comunque da dire che un passo di tale portata, a livello di marketing, può essere intrapreso solo da compagnie che sono già al top, che non si preoccupano di far “disaffezionare” gli utenti cambiando l’icona e che quindi non hanno bisogno di confermare, con ulteriori garanzie, la qualità del loro servizio.
Instagram è senza dubbio una di queste!

L’interesse della generazione 2.0 è quello di essere costantemente connessa tra di loro, ma soprattutto con i loro idoli. La maggior parte delle volte dietro le pagine social degli artisti che amiamo seguire c’è uno stratega della comunicazione che sa esattamente come mantenere alta la nostra attenzione. Uno dei casi recenti che ci dimostra quanto una strategia ad hoc fatta bene sia essenziale è quello della band musicale “Radiohead”.

Case History: la scomparsa dei Radiohead dalla rete

In un contesto sociale dove essere presenti in rete è fondamentale per un artista, decidere di cancellare i propri account social dalla sera alla mattina può essere considerata una mossa davvero azzardata. Ma perché i Radiohead lo hanno fatto? Questione di poca capacità della band nel gestire la loro presenza in rete o abile mossa per aiutare a far parlare di sé? La risposta è nella seconda domanda: lo scopo era puntare l’attenzione su di loro e lanciare poi il loro ultimo album: “Burn the witch”.

La strategia: I fans hanno ricevuto per posta tradizionale un volantino con su scritto “Burn the witch” che tradotto vuol dire “Brucia la strega”, dopo poco nella giornata di Domenica primo maggio il sito della band, tutti i profili social sono stati completamente offuscati; in seguito è comparsa una foto del cantante, Tom Yorke, disperato del total black out. Sembrava quasi una trama di un film costruita ad arte per tenere incollati i “telespettatori del web”, che ovviamente non hanno perso tempo a condividere la notizia.

Target di riferimento: tutti i loro fan e non solo. In questo modo infatti sono riusciti ad interessare non solo coloro che si definiscono fan sfegatati della band, ma anche quelli che non lo sono semplicemente attirandoli nella trappola mediatica.

Obiettivo pienamente raggiunto poiché si è parlato dei Radiohead a tal punto da muovere la stampa nazionale ed internazionale; vero è che la band ha una reputazione che la precede e quindi era una strategia vincente già dall’inizio ma di certo non ha guastato.

Avvincente non è vero? La band è conosciuta per la sua capacità di sorprendere i fan, non hanno paura di osare e probabilmente hanno reputato che il miglior modo per far parlare di loro era creare i famosi “10 minuti metaforici di silenzio”.

Possiamo quindi affermare, a seguito di questo esempio, di come una strategia di marketing costruita ad hoc sia oggi fondamentale per raggiungere il successo. Questo concetto vale sia per le aziende che per i singoli individui, ma ci deve sempre essere un’adeguata preparazione e uno studio approfondito sia del target che del mercato al quale intendiamo riferirci.